Cos’è un Buffer?

Cos’è un Buffer?

Un buffer è un circuito elettronico attivo che mantiene il segnale della chitarra preservandone le frequenze (specialmente qulle alte) quando questo è filtrato da cavi molto lunghi o numerosi effetti true-bypass in pedaliera.

Cavi molto lunghi non schermati ad-hoc introducono nel segnale un effetto chiamato “capacità” (capacitance in inglese) che, ad ogni metro, va a sottrarre frequenze alte al segnale dei pickup. Questo succede anche con i cavi “patch” tra pedale e pedale.
Chiaramente, cavi di alta qualità hanno una minore capacità e di conseguenza un minore effetto di taglio della frequenza.

Ecco, il buffer è un circuito che fa in modo di minimizzare al massimo questo fenomeno, facendo “credere” ai pickup della chitarra di essere attaccati direttamente ad un amplificatore tramite un cavo schermato di ridotte dimensioni.
Per questo motivo, inserire un buffer come primo pedale nella catena degli effetti è una ottima abitudine.
Solitamente si tratta di una piccola scatola con ingresso, uscita, alimentazione e led di stato, in quanto si tende a lasciarlo sempre acceso.

Non tutti i buffer sono uguali!
In parole molto povere, un buffer è un pedale che presenta all’entrata una resistenza molto alta (impedenza) nell’ordine di M(ega) Ohm, un circuito di amplificazione unitario, che non aumenta quindi il volume, ed una impedenza di uscita di qualche K Ohm.
Ma è nella scelta dei valori di impedenza di entrata di uscita e del tipo di “amplificazione” interna (oltre, chiaramente, alla qualità dei componenti utilizzati…) che si diversificano vari modelli.
Nella mia (breve) esperienza ho provato circuiti basati su circuiti integrati (tipo il buffer del Klon Centaur, realizzato attorno all’IC TL071), su transistor tipo BC108 o su Jfet di vario tipo.

Ognuno ha le proprie caratteristiche e rese sonore ed è qui che casca l’asino: il buffer perfetto non esiste! Essendo un effetto che deve simulare un comportamento del segnale diverso dalla realtà (perché invece che essere direttamente connesso ad un amplificatore, cosa che in buffer fa credere al pickup, lo stesso viaggia attraverso lunghi cavi e vari pedali), la resa simulata varia: alcuni buffer risultano troppo “chiari” enfatizzando cioè le frequenze alte che verrebbero tagliate dalla capacità dei cavi, altri non abbastanza idonei nel mantenimento del segnale, altri ancora producono un segnale che risulta gradevole, ma poco dinamico… quasi “finto” al tocco.

E’ davvero un effetto molto personale!
In commercio esistono sia buffer dedicati (alcuni anche molto costosi….) sia pedali tipo Ibanez, Boss ecc… che hanno un loro buffer interno: ebbene, se usate questi ultimi, all’inizio della catena effetti (è il classico caso dell’accordatore Boss, quello bianco) avete già un buffer ad inizio catena.
Magari questo potrebbe non essere sufficiente perché avete un’astronave di pedaliera oppure avete vecchi pedali come l’MXR Phase90, il “mitico” Marshall Blues Breaker o il compressore Ross che hanno una impedenza di uscita elevata e potreste aver bisogno di un secondo buffer da posizionare dopo questi effetti, oppure subito prima di “uscire” con il cavo verso l’ampli.

Non esistono regole ferree, soprattutto quando è il nostro orecchio a dover decidere, ma di solito si tende a mettere un buffer come primo pedale ed eventualmente come ultimo prima di andare all’amplificatore (non avendo mai avuto pedaliere mastodontiche non ho mai sentito il bisogno di un buffer in uscita, a dire il vero).
Ma attenzione, che anche ottimi buffer, se sono troppi, possono essere… di troppo!

No-Buf
Ci sono anche coloro che odiano il concetto stesso di buffer e preferiscono sistemi totalmente true bypass.


Uno dei motivi che porta alla demonizzazione dei buffer è che -oltre a simulare il comportamento del segnale in modo più o meno realistico- possono andare poco d’accordo con alcuni vecchi Wah o Fuzz.
Ed è’ vero: alcuni vecchi pedali andrebbero messi a monte del buffer, perché questo ne modifica il comportamento. In special modo, per i vecchi Fuzz Face o Rangemaster, soprattutto perché il buffer non permette loro di fare la loro magia di “pulizia” abbassando il volume della chitarra.

Ancora: c’è chi preferisce un sistema completamente true-bypass basandosi sull’assunto che un buffer è comunque una approssimazione di un comportamento sonoro e non restituisce il risultato reale di ciò che sta succedendo al segnale.
Beh, chi dice questo ha ragione. Questo ragionamento è vero sia in teoria che in pratica.

Credo però che per farsi un’idea chiara sia da valutare il contesto in cui si sta operando: con cavi di buona qualità e di lunghezza “standard” e due, tre effetti dotati di true bypass non credo si riesca a notare l’eventuale apporto positivo di un buffer.
Diversamente, con cavi di lunghezza superiore ai classici 2-2,5 metri ed un altro numero (e tipo) di pedali, potrebbe essere udibile una certa degradazione del segnale e lì occorre fare una scelta, se dotarsi o no di un buffer.

Come nota finale, capire se si ha bisogno di un buffer non è difficile.
Questo il mio consiglio:

  1. prendere la chitarra e attaccarla all’amplificatore, suonando accordi per un po’ di tempo, prestando attenzione alla dinamica e alla definizione delle frequenze alte. Vietato eseguire assoli pena l’evirazione;
  2. attaccare la pedaliera con tutti i pedali spenti e ripeteregli stessi accordi, con attenzione al suone, per capire cosa è successo al segnale:
    – è rimasto uguale?
    – la dinamica è la stessa?
    – le alte sono come quelle di prima o si nota un certo taglio?
    – la chitarra sembra più “spenta”, meno “brillante”?
    – sembra quasi di avere una diminuzione di volume?

Di solito le risposte sono unanimi sul SI’ o sul NO e da qui, utilizzando solo il nostro orecchio come giudice, possiamo farci un’idea se imbarcarci nel fantastico mondo dei buffer.

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